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Storia del karate

Dall'isola di Okinawa alla diffusione in Giappone e nel mondo

Premessa

Isole Ryukyu
Isole Ryukyu

Il karate nasce, secondo la storia più accreditata, in una piccola lingua d’isole che collegano le isole maggiori del Giappone meridionale alla famosa isola sotto le coste cinesi di nome Taiwan. I giapponesi indicano queste isole col nome d’isole Ryukyu.
Okinawa, la più grande e importante isola della catena delle Ryukyu, si trova nel mare della Cina orientale a circa 550 chilometri a sud della principale isola meridionale del Giappone, a 550 km a nord di Taiwan e 740 chilometri a est del continente cinese. Si tratta di una piccola isola di 1250 km² circa (un settimo della Corsica), lunga 108 km e variabile tra 5 e 24 km di larghezza. Il clima marino subtropicale risente della calda corrente Kuroshio, proveniente dalle Filippine, che è anche la causa dei tifoni che infuriano tra marzo e settembre. Il nord dell’isola è boscoso ed è scarsamente abitato, mentre la parte sud che ha ultimamente conosciuto un boom economico, vanta diverse città cosmopolite: capoluogo è la città di Naha, da sempre il porto commerciale più importante di Okinawa. La Naha attuale comprende la vecchia città di Naha, e i villaggi di Shuri e Tomari, famosi per essere stati i luoghi di nascita e di sviluppo del karate.
La posizione geografica vede l’isola di Okinawa a mezza via tra il Giappone e la costa Cinese di Fujian: il profondo influsso di queste due culture è palese in ogni aspetto della vita e della cultura okinawense. Il karate ne è forse la prova più evidente e famosa. Per una corretta comprensione della nascita e dello sviluppo di quest’arte, bisognerà sempre tenere a mente la peculiarità strategica e culturale della posizione geografica di Okinawa.

Okinawa oggi sostiene una popolazione di un milione di persone che vivono principalmente nel sud come a nord.
Anche se ci sono prove di eventi storici che risalgono a più di 1000 anni fa, sfortunatamente non esistono dati che ci forniscano una storia definitiva del karate. L’insufficiente documentazione scritta sul karate e sulla tradizione, costringe gli studiosi a basare le loro interpretazioni su informazioni frammentarie raccolte da documenti storici e da tradizioni orali fino al XIX secolo, dove la storia è più chiaramente documentata.

Mappa Okinawa
Mappa Okinawa

Si ritiene che i primi abitanti di Okinawa non provenissero solo dalla Cina, ma anche dalle isole settentrionali del Giappone e dall’Asia meridionale. Gli abitanti di Okinawa, quindi, assomigliano ai giapponesi più che agli altri popoli asiatici, ma molti di loro hanno sangue malese e polinesiano. D’altra parte studi archeologici dimostrano che la penetrazione di culture diverse da quella cinese e siano continuate sino al 300 A.C.
L’analisi della storia dell’isola di Okinawa è necessaria per comprendere lo sviluppo di quest’arte marziale attraverso i fattori sociali che hanno influenzato l’evoluzione degli stili più antichi.
Primo fra tutti va rilevata l’importanza delle relazioni con la Cina per lo sviluppo della società delle isole Ryukyu. Questa influenza fornì importanti elementi di confronto culturale, politico ed economico.
Sotto questa forte influenza era impossibile pensare che non fosse trasmessa anche l’arte della lotta cinese.
Nel periodo in cui le Arti Marziali cominciavano a svilupparsi, il popolo di Okinawa, viveva in modo molto semplice sostenuto da una forma di agricoltura rozza, dalla pesca e dallo sfruttamento delle conchiglie marine per l’artigianato e come monete di scambio.
Probabilmente esistevano già a Okinawa forme di combattimento autoctone a mani nude e conosciute, per differenziarle dal kobudo (lotta con le armi), col nome di Okinawa-te (la mano di Okinawa) o più semplicemente “Te” (letteralmente “mano”).
Per molti secoli Okinawa mantenne rapporti commerciali con la provincia di Fujian e fu così, probabilmente, che le forme di combattimento autoctone, furono influenzate dalle forme di combattimento cinesi.
Inizialmente dal quanfa cinese, e in seguito dai metodi di boxe cinesi, principalmente dallo shaolinquan o shorinji kenpo (letteralmente “Pugilato della Giovane Foresta”), stile noto come “kenpo indiano” e presente in India circa 5000 anni fa, e diffuso in Cina intorno al 520 d.C. grazie a Bodhidharma che lo insegnò, secondo la tradizione, nel monastero shaolin-si (shorin-ji in giapponese).

Il periodo dei tre Regni e le influenze cinesi sullo sviluppo del karate-do

I primi contatti documentati tra gli abitanti di Okinawa e la Cina avvennero nel 607, durante la dinastia Sui, in una delle spedizioni all’est organizzate dall’imperatore Yang Chien alla ricerca della leggendaria “terra dei felici immortali”. I Cinesi scoprirono invece le Ryukyu (Liu Ch’iu in cinese).
Tuttavia essendo incapaci di comprendere il dialetto di Okinawa (Hogan), gli inviati cinesi fecero ritorno senza aver potuto stabilire accordi sostanziali.
Le continue invasioni militari da parte del Giappone che durarono dal sesto al nono secolo d.C. stimolarono, per cause di forza maggiore, il popolo nativo a organizzarsi in gruppi di villaggi comandati da singoli capi.

I tre regni di Okinawa
I tre regni di Okinawa

Verso il 1340, Okinawa si ritrovò disunita. I piccoli domini sparsi sull’isola furono unificati e si crearono così tre regni rivali: Hokuzan (Montagna settentrionale), Chuzan (Montagna centrale) e Nanzan (Montagna meridionale).
Questo fu conosciuto come il periodo dei Tre Regni o Sanzan-jidai (Periodo delle tre montagne), durante il quale avvenne la rivoluzione agraria conseguente all’introduzione di utensili di ferro.
Hokuzan, che costituiva gra parte della metà settentrionale dell’isola, era il più grande in termini di superficie e militarmente forte, ma era economicamente il più debole dei tre. Nanzan comprendeva la porzione meridionale dell’isola. Chuzan era situato al centro dell’isola, ed era il più forte economicamente. La sua capitale politica di Shuri confinava con il grande porto commerciale di Naha e con il centro della culturale tradizionale cinese, Kumemura. Queste località, e Chuzan nel suo complesso, avrebbero continuato a formare il centro delle Ryukyu fino alla sua abolizione.
Dopo il contatto fallito nel 607, i rapporti fra Okinawa e la Cina riprendono nel 1372, durante la dinastia Ming, quando Satto leader di Chuzan, il più potente dei tre regni rivali di Okinawa, incontra Yang Zai, sapposhi (rappresentante speciale) dell’imperatore cinese Hongwu. Satto vede il valore di un rapporto con i cinesi e instaura un’alleanza accompagnata da un partenariato fiscale.
Toccando terra a Maki-minato (Porto Maki) l’inviato imperiale tracciò un profilo dell’unificazione e dell’onnipotenza della Cina. Il rappresentante Ming consigliò a Chuzan di diventare una colonia tributaria e di far progetti per accogliere i cinesi.
Avendo in precedenza fruito di un commercio limitato, ma non ufficiale, con la provincia del Fujian, Satto colse al volo quest’opportunità e alla fine si dichiarò disposto ad accettare la richiesta. Nel 1374 mandò suo fratello minore Taiki a Nanjing, come leader di una missione per definire formalmente il patto tributario e le relazioni commerciali con la Cina.

Imperatore Hongwu
Ritratto dell’Imperatore Hongwu (1328-1398)

L’imperatore Hongwu accettò i loro doni e li rimandò indietro con una varietà di doni provenienti dalla Cina, tra cui un sigillo reale che serviva come simbolo d’investitura.
Un funzionario cinese accompagnò la missione di ritorno, e per conto della corte imperiale, nominò ufficialmente Satto re di Okinawa.
La Cina forniva navi per le attività commerciali marittime delle Ryukyu permettendo al regno di commerciare ufficialmente nei porti Ming e consentendo a un numero limitato di Ryukyuani di studiare all’Accademia Imperiale di Pechino, dove poterono apprendere la cultura, l’arte e le scienze cinesi. In tal modo molto abitanti di Okinawa divennero ospiti abituali della Capitale e della vita di corte in Cina, imparandone le tradizioni.
Complessivamente, 150 viaggi tra il regno e l’Asia sud-orientale su navi ryukyuane furono annotati nel Rekidai Hoan, un registro ufficiale di documenti diplomatici compilato dal regno, che ebbero luogo tra il 1424 e il 1630, con 61 di essi diretti in Siam, 10 a Malacca, 10 a Pattani e 8 a Java, tra gli altri.
Per la storia del karate, questo rappresenta la prima pietra del ponte attraverso il quale l’arte della lotta cinese giungerà a Okinawa.
L’Okinawa-te, lotta a mani nude che era praticata nelle isole Ryukyu, subì profonde modifiche quando venne a contatto con lo shaolinquan, arte di cui erano studiosi molti militari di alto rango presenti tra gli inviati dell’imperatore cinese, che con le loro dimostrazioni influenzarono i pari grado dell’isola di Okinawa.
Nel 1393 l’imperatore cinese donò a Okinawa l’aiuto di un gruppo di artigiani e commercianti, provenienti dalla provincia di Fujian della Cina, per stabilire un insediamento permanente nel villaggio di Kume, nel distretto Kuninda di Naha. L’enclave cinese, al quale si fa ora riferimento con il nome di “Trentasei Famiglie di Kume” dal villaggio di Kume, nel distretto di Kuninda di Naha, nel quale gli inviati risiedono. Il loro compito consisteva nel diffondere a Okinawa la cultura cinese: scrittura, religione, arte, tecniche di costruzione e di lavorazione dei materiali. Tra loro c’erano dei maestri di kenpo i quali condivisero le loro conoscenze con alcune famiglie di Naha. La pratica di queste tecniche era trasmessa in segreto, condizione che rimane tale fino alla fine del XIX secolo. Così nel 1400, due forme di sistemi di combattimento senza armi, Okinawa-te e kung fu, coesistono in Okinawa.

Unificazione dei tre Regni e il divieto di uso delle armi

Sho Ashi
Sho Ashi (1371-1439)

Nel 1429, dopo alcune guerre intestine di poco conto, Sho Hashi (1371-1439), re di Chuzan, unifica i tre regni di Okinawa fondando la prima dinastia Sho. Fu questa la premessa del periodo d’oro della storia di Okinawa.
Sorsero attività commerciali e si creò una rete di vie commerciali che si estese non solo verso il Giappone e la Cina, ma fino all’Indocina, la Tailandia, la Malesia, l’Indonesia, il Borneo e le Filippine.
Okinawa divenne così un grande nodo per la distribuzione di legname pregiato, spezie, incensi, corna di animali, avorio, stagno e zucchero provenienti dall’Asia meridionale. Questi prodotti erano scambiati con ceramiche d’arte, prodotti tessili, erbe medicinali e metalli preziosi dal Giappone, Korea e Cina.
I marinai e i commercianti di Okinawa visitarono dunque non soltanto la Cina e Giappone, ma tutti i porti dell’Asia orientale, così che ebbero influenze estremamente importanti per lo sviluppo delle arti marziali.
Un altro fatto di assoluto rilievo storico in questo periodo fu la caduta della dinastia Sho, verso il 1470, che creò un periodo di turbolenza politica e caos che finì solamente con l’avvento della nuova dinastia, sempre Sho, nel 1477. Il nuovo monarca, Sho Shin, pose fine al feudalesimo e fondò uno stato confuciano.
Nel 1507, dovendo affrontare i nobili cavalieri della Guerra, che erano saldamente protetti nei loro castelli, impose, temendo una rivolta contro di lui, il veto sulla libertà di trasportare armi da parte di chiunque, nobile o contadino. La seconda mossa del re fu di sequestrare tutte le armi del paese e custodirle sotto sorveglianza continua nel proprio castello a Shuri. Infine ordinò a tutti gli Anji (la classe nobile), disarmati, di andare a vivere vicino a lui nella capitale del paese.

Castello Shuri
Castello Shuri

Sempre Sho Shin fece erigere nel 1509 il castello di Shuri (Shuri-jo).
L’atto di vietare l’uso delle armi spinse l’arte marziale di Okinawa a svilupparsi per lungo tempo in segreto, nel timore di essere perseguitati per la pratica di questi metodi di combattimento, che per lungo tempo rimasero privilegio dei nobili, e proprio questa segretezza è la causa della scarsità d’informazioni su queste antiche forme.
È interessante notare come questa politica di disarmare e poi “spodestare” i nobili ribelli di Okinawa anticipa scelte analoghe fatte in seguito dal Giappone. Infatti, stesse norme nacquero negli editti di spada di Toyotomi nel 1586 e negli ordini dello Shogun di Tokugawa Ieyasu dove tutti i daimyo (Signori della Guerra) dovettero raccogliersi attorno a lui, a Edo, nella Capitale nel 1634 per meglio tenerli sotto controllo.

L'invasione del clan Satsuma

La fortuna di Okinawa ebbe termine, nel 1598 quando lo shogun Hideyoshi Toyotomi (1536-1598), di umili origini, fu ucciso in modo rocambolesco da un ninja assoldato da un clan rivale.

Satsuma Samurai
Satsuma Samurai

La futile guerra intrapresa da Toyotomi per conquistare la corea servì solo a indebolire i clan fedeli a Toyotomi, fra cui il clan della famiglia Shimazu, cui appartenevano i daimyo dello han di Satsuma, che si estendeva sulle province di Satsuma (l’attuale prefettura di Kagoshima), Osumi e Hyuga, in Giappone.
Shimazu Yoshihiro (1535-1619), diciannovesimo capoclan dei Satsuma, fu daimyo all’epoca della battaglia di Sekigahara, nel 1600, dove fu sconfitto dalle forze di Tokugawa Ieyasu, evento che avrebbe portato alla fondazione dello shogunato Tokugawa e all’assedio di Osaka.
Il successore, Shimazu Tadatsune (1576-1638), detenne il potere durante le prime due decadi del diciassettesimo secolo, e organizzò l’invasione del regno delle Ryukyu nel 1609. Lo shogun Tokugawa permise tale operazione militare poiché era suo desiderio placare gli Shimazu e prevenire la loro potenziale ostilità, dopo averli sconfitti nella battaglia di Sekigahara.
Nel febbraio 1609 il clan Satsuma intraprese la sua campagna contro il regno di Ryukyu. A maggio fu conquistato il castello di Shuri e il re Sho Nei si arrese mettendo fine per sempre all’indipendenza di Okinawa. I signori giapponesi di Satsuma mantennero l’interdizione delle armi istituita dal re di Ryukyu un secolo e mezzo prima e giunsero a stabilire saldamente il loro dominio sull’isola. Integrato nel regime feudale giapponese, il sistema gerarchico di Ryukyu diventò più rigido. Fu stabilita una gerarchia interna che si diversificherà ancora in seguito: nobiltà in tre gradi, vassalli in due gradi, contadini in due gradi. L’arte del combattimento a mano nuda praticata dalla nobiltà sembra aver avuto più che altro il senso di una manifestazione simbolica del suo rango. Tuttavia, nel corso dei secoli XVII e XVIII, i vassalli s’impoverirono e una parte di questi si orientò poco a poco verso l’artigianato o il commercio, e infine verso l’agricoltura, per sopravvivere. Si manifestò una mobilità sociale tra la classe dei vassalli e quella dei contadini, nonostante la gerarchia complessa e rigida esistente a Ryukyu. Possiamo pensare che, con questa mobilità sociale, l’arte dei nobili a poco a poco abbia penetrato gli altri strati sociali; lo testimonierebbe la comparsa di termini come “mano (te) dei vassalli”, “mano degli artigiani”, “mano dei contadini”, avendo il termine “mano” (te) il significato di arte o di tecnica.

Kobudo di Okinawa
Kobudo

La conoscenza del te restava uno dei pochissimi segni di appartenenza passata a un’elevata posizione sociale. Per questo motivo i nobili, ormai divenuti contadini, tramandavano quest’arte a una cerchia ristrettissima di persone, quasi in modo esoterico
Gli abitanti di Okinawa erano in grande svantaggio, a doversi difendere senza armi contro le potenti spade e le tecniche di jujutsu dei Samurai. Lo sforzo di sopravvivere in queste circostanze è stato la causa diretta dello sviluppo del kobudo di Okinawa che conosciamo oggi: il Tonfa, Kama, Sai, nunchaku, Bo, ed Eku-Bo. Queste nuove armi in origine attrezzi agricoli e altri strumenti, divennero armi letali nelle mani degli abitanti di Okinawa. Il vantaggio di utilizzare attrezzi agricoli era non allarmare i samurai durante il loro uso. Tuttavia, se gli abitanti di Okinawa erano sotto attacco, potevano convertire rapidamente i semplici attrezzi agricoli in armi utili ed efficaci contro i guerrieri samurai. Venti anni dopo l’invasione Satsuma, nel 1629, le società di Okinawa-te e kung fu continuarono la propria evoluzione, decidendo di unire i loro stili di combattimento. Quest’unione è stata un tentativo di prendere i vantaggi di entrambi i metodi e creare uno stile più forte ed efficace da utilizzare contro i Samurai.

Lo sviluppo del tode

Nel 1762 una nave tributaria okinawense in rotta verso Satsuma dirottata da un violento tifone approdò sulle coste di Oshima, sull’isola di Shikoku, nella provincia di Tosa (ora prefettura di Kochi). Su quest’isola viveva uno studioso confuciano di nome Ryoen Tobe, che aveva passione per la scrittura.

Oshima Hikki
Oshima Hikki (Ryukyu University Library)

Dopo aver sentito che una nave si era arenata sulla spiaggia, lui entusiasta afferrò il pennello e carta di riso, e raccolse in un diario intitolato Oshima Hikki (l’incidente di Oshima), le testimonianze di un certo numero di funzionari delle Ryukyu, guidati da un intellettuale di nome Shiohira Pechin Seisei.
Il volume include descrizioni della Cina, e circa 60 Ryuka (poesie Ryukyuane), insieme ad altri contenuti.
In sostanza, scrisse tutto ciò che riguardava la nave, il suo equipaggio, e così via.
In un dialogo con Shiohira, che era responsabile per la fornitura di riso del regno, appare per la prima volta in assoluto il nome di un cinese che avrà risonanza mondiale nel mondo del karate: Kusankun, conosciuto anche come Kwang Shang Fu, noto oggi tra gli storici del karate come Kusanku / Kushanku o Koshankun.
Kusanku era un artista marziale cinese, che aveva imparato l’arte del quanfa in Cina da un monaco di Shaolin. Si pensa abbia vissuto gran parte della sua vita nella provincia di Fujian, per arrivare, con un piccolo seguito di allievi, a Okinawa nel 1756, come ambasciatore della dinastia Qing, probabilmente al seguito del sapposhi Guan Kui. A Okinawa egli risiedeva nel villaggio di Kanemura, nei pressi di Naha.
Kusanku, all’interno dell’Oshima Hikki, è descritto come un esperto di kenpo che, secondo la nota, la gente, a quel tempo, chiamava “kumiaijutsu”.
La descrizione dell’abilità nel combattimento di Kusanku aveva meravigliato i presenti. Non solo era in grado di sconfiggere avversari fisicamente più imponenti di lui, ma era solito combattere con una mano poggiata sul petto. Una delle sue manovre preferite era quella di falciare le gambe degli avversari con una presa a forbice.
Anche se la descrizione di Kusanku fatta da Shiohira è abbastanza breve, rimane il documento scritto più affidabile per quanto riguarda l’influenza cinese sulle arti da combattimento a Okinawa. Tuttavia, le due date indicate (1756 e 1762) sono state controllate dai ricercatori, e nessun dato ufficiale di qualsiasi Kusankun / Koshankun / Kushanku è stato trovato né a Pechino né a Fuzhou, che suggerisce che egli non è stato inviato o invitato (almeno non ufficialmente) a Okinawa.
Purché non esistano prove certe che confermino questa tesi, la tradizione orale asserisce che Kusanku fu, per sei anni, uno dei maestri di “Tode” Sakugawa Kanga, fino alla morte di Kusanku, avvenuta intorno al 1762.

Sakugawa "Tode" Kanga
Sakugawa “Tode” Kanga (1733-1815)

“Tode” Sakugawa Kanga (1782-1865) primo maestro ufficialmente riconosciuto a Okinawa, nato con il nome di Teruya Kanga nel villaggio Tori Hori di Shuri, originario di una famiglia nobile di Okinawa ed esperto di Okinawa-te, assunse il nome di Sakugawa una volta elevato al rango di chikudun pechin. Iniziato lo studio delle arti marziali nel 1750 con il monaco Takahara Pechin (1683-1760), fu il primo maestro che provò una razionalizzazione e una codificazione delle arti diffuse a Okinawa, ponendo un freno al dilagare delle interpretazioni. Spesso a capo delle delegazioni inviate in Cina per il pagamento dei tributi, da questi viaggi tornò con un’approfondita conoscenza delle tradizioni marziali di Fuzhou (capitale della provincia cinese del Fujian), Pechino e Satsuma.
Fu Sakugawa Kanga dopo aver combinato il kenpo da lui studiato in Cina, con le arti marziali di Okinawa, a coniare il termine “tode” (mano di Tang o “cinese”) per individuare l’arte di combattimento a mano vuota, essendo tode il modo in cui a Okinawa erano letti i caratteri cinesi originali per indicare quest’arte: “to” stava, infatti, ad indicare la provenienza cinese di quest’arte (To=dinastia Tang) mentre “Te”, la cui pronuncia poteva essere anche “De”, significa “mano”. Sakugawa Kanga, che proprio per questo motivo ottenne il soprannome di “Tode”, ebbe una fama leggendaria per il suo influsso nell’evoluzione del karate.
Durante i 270 anni di occupazione militare di Okinawa, le eclettiche tradizioni marziali subirono un’evoluzione casuale, e alcune di esse si trovarono ad applicare i principi dell’autodifesa a una miriade di strumenti d’uso quotidiano. L’evoluzione del kobudo fu dovuta in gran parte a tale fenomeno. Durante l’occupazione, ci furono alcuni chikudun pechin (è un termine di Okinawa per indicare il rango di guerriero feudale, l’equivalente locale del Samurai giapponese; sebbene Pechin e Samurai fossero differenti, dal XIX secolo, quando il regno fu annesso al Giappone, questi guerrieri del Regno delle Ryukyu si fecero chiamare con il termine giapponese di Samurai, meglio conosciuti come Samurai Ryukyu o Samurai di Okinawa) che si recarono a Satsuma. Evidentemente mentre si trovavano là, alcuni di questi valorosi furono addestrati nel kenjutsu dello Jigen-ryu (la metodologia di combattimento dei samurai di Satsuma), e, nel fare ciò, influenzarono, al loro ritorno nella madrepatria, l’evoluzione dei metodi “indigeni” di combattimento di Okinawa. Per questo alcuni affermano che il rokushaku-bojutsu (l’arte di usare un bastone di un metro e ottanta) di “Tode” Sakugawa Chikudun Pechin Kanga (1733-1815) e Tsuken Chikudun Pechin Koura (1776-1882) non fece la sua comparsa se non dopo il loro ritorno a Okinawa dal loro soggiorno di studio su Satsuma.

Sokon Matsumura
Sokon Matsumura (1809-1899)

Tuttavia trascorse ancora qualche decennio prima dello sviluppo di una vera e propria scuola di tode per opera del maestro Matsumura Chikudun Pechin Sokon (1809-1899), forse meglio conosciuto come “Bushi” Matsumura, uno dei molti pechin che viaggiarono dal regno di Ryukyu a Satsuma nell’ultima parte del diciannovesimo secolo.
Divenuto guardia del corpo del re di Okinawa a soli vent’anni, a ventiquattro ottenne il privilegio di trasferirsi nella signoria di Satsuma, in Giappone, dove nell’arco di due anni, ricevette il Menkyo Kaiden (abilitazione all’insegnamento) nell’arte del kenjutsu, dello stile Jigen-ryu da Ijuin Yashichiro.
Ebbe inoltre modo di studiare il kenpo cinese durante gli svariati viaggi che fece in qualità di delegato del re di Okinawa in Cina. Fu anche esperto delle tecniche di lotta autoctone di Okinawa: per questo è ritenuto allievo di “Tode” Kanga Sakugawa, anche se mancano riscontri documentali certi e, secondo la tradizione orale, egli indicò come suo maestro nell’arte cinese del combattimento, un cinese chiamato Iwa. La sua arte di combattimento raggiunse livelli di eccellenza nel sintetizzare gli elementi del tode di Okinawa con quelli del kenpo cinese e del kenjutsu giapponese.
Dopo aver lasciato il servizio pubblico, Matsumura intraprese l’insegnamento dei suoi principi di autodifesa nel villaggio Sakiyama di Shuri, diventando il primo maestro a strutturare il tode in maniera organica.
Il ruolo di Matsumura nella storia del karate è ancora più importante se consideriamo che formò numerosi allievi, alcuni dei quali diedero un eccezionale contributo all’evoluzione e la stabilizzazione delle forme di quest’arte e alla sua diffusione nell’isola di Okinawa: nello specifico tramandò il suo metodo, come stile di famiglia, al nipote Nabe Tanmei Matsumura (1850-1930) e questi lo tramandò al proprio nipote Hohan Sōken, e tra i suoi principali allievi troviamo anche Anko Asato (1827-1906), Anko Itosu (1832-1915), “Bushi” Ishimine (1835-1889), Kiyuna Pechin (1845-1920), Sakihara Pechin (1833-1918), Tawada Pechin (1851-1907), Kuwae Ryosei (1858-1939), Yabu Kentsu (1866-1937), Funakoshi Gichin, Hanashiro Chomo (1869-1945) e Kiyan Chotoku (1870-1945).
Il suo stile di tode era chiamato Shuri-te (arte marziale di Shuri) in quanto Matsumura era residente proprio nella città di Shuri, e il suo influsso contribuì esplicitamente alla formazione del Tomari-te. Matsumura è stato anche il responsabile dell’introduzione del makiwara come attrezzo fondamentale dell’allenamento del tode, ed ha creato i kata Bassai.
Egli basò il proprio insegnamento su tre punti fondamentali: la pratica dell’arte autoctona di Okinawa, l’arte giapponese della spada della scuola Jigen-ryu e la pratica delle arti cinesi. Nacque così il vero e proprio tode e, proprio da Sokon Matsumura, la storia del karate nella tradizione di Okinawa assume contorni un po’ più definiti.
Intanto, a partire dal 1830, il Naha-te praticato nel villaggio di Kume iniziò a diventare più accessibile agli abitanti dei dintorni.

Kanryo Higaonna fondatore del Naha-te
Kanryo Higaonna (1853-1915)

Fra questi c’era anche Kanryo Higaonna (1853-1915).
Nato a Naha il 10 marzo 1853, Higaonna (Higashionna era l’originale pronuncia di Okinawa), iniziò a studiare le arti marziali nei primi anni del 1867 sotto un maestro nato nel villaggio di Kume chiamato Seisho Arakaki.
Kanryo Higaonna, a settembre del 1867, all’età di sedici anni, parte con il suo istruttore verso Fuzhou, nella pronvincia di Fujian in Cina, per studiare approfonditamente l’arte del combattimento che aveva cominciato ad apprendere.
Una volta a Fuzhou, Higaonna diviene allievo del maestro Xie Zhongxiang (o Wai Xinxian oppure ancora Wai Shinzan) noto anche come Ryuko, Ryuru Ko, Ru Ru Ko, Liu Liu Gung, Liu Liu Ko, To Ru Ko, già in precedenza maestro proprio di Seisho Arakaki.
Dopo un soggiorno di quindici anni in Cina, ritorna a Okinawa e fonda una scuola che, anch’essa, è chiamata Naha-te. Storicamente il Naha-te implica quindi il Naha-te dei cinesi del villaggio di Kume e la scuola fondata da Kanryo Higaonna, che ne è parzialmente derivata.
Il contributo antico dei cinesi insediati a Kume e il rinnovamento di Kanryo Higaonna si congiunsero; la loro denominazione, unica alla fine del secolo XIX, lo conferma. Entrambi hanno in comune la trasmissione fedele e lo sviluppo dell’arte cinese del combattimento. Di fatto, possiamo oggigiorno trovare numerosi aspetti comuni tra il Naha-te e l’arte del combattimento nel sud della Cina.
Allievi di Higaonna furono: Chojun Miyagi(1888-1953), che poi fondò lo stile Goju-ryu, e Kenwa Mabuni (1889-1952), fondatore dello Shito-ryu.
Il periodo di Satsuma vide la grande crescita e lo sviluppo a Okinawa sia del tode che del kobudo. Tuttavia il carattere e la forma fondamentale di queste tradizioni di lotta dovevano subire un cambiamento ancora più radicale, dopo che Okinawa entrò a far parte del Giappone e del suo orgoglioso retaggio guerriero.

Storia del karate a partire dall'era Meiji

Dopo l’abolizione dello Shogunato Tokugawa nel 1868, il clan Satsuma perse il controllo del regno delle Ryukyu quando, in seguito alla restaurazione Meiji, il governo giapponese abolì il regno, annettendo formalmente le isole al Giappone come prefettura di Okinawa l’11 marzo 1879.

Re Sho Tai
Re Sho Tai (1843–1901), ultimo Re delle Ryukyu

L’Arcipelago Amami-Oshima che era stato integrato nel dominio di Satsuma divenne parte della prefettura di Kagoshima. Sho Tai, l’ultimo re delle Ryukyu, fu trasferito a Tokyo e fu nominato marchese, come molti altri aristocratici giapponesi, e morì là nel 1901.
Termina così la sottomissione che aveva oppresso gli abitanti di Okinawa per così tanto tempo.
È in questo momento che crolla la funziona storica di Kume, che come abbiamo visto ebbe un ruolo importante per cinque secoli. Con l’annessione delle Ryukyu allo stato giapponese, gli abitanti del villaggio di Kume rientrarono in Cina o s’integrarono alla popolazione di Okinawa. Al genere unitario e chiuso di trasmissione della loro arte del combattimento si sostituisce progressivamente una diffusione più aperta.
Negli anni a seguire, il tode, avrebbe cominciato a rivelarsi al mondo nei tre stili in cui nel frattempo si era diviso, e che prendevano il nome dalla località in cui si trovavano: lo Shuri-Te (antenato dello shotokan e del wado-ryu), di Sokon Matsumura, arte sviluppata nella città di Shuri (castello dei nobili e dei guerrieri che praticavano le arti marziali per professione come i samurai della corte reale), caratterizzato da tecniche grandi, veloci, posizioni ampie, respirazione naturale; nella vicina Naha (capitale, sede di artigiani e commercianti) nacque il Naha-Te di Kanryo Higahonna e influenzato dalla colonia cinese di Kume; e a Tomari (porto principale dove i marinai portarono le novità dall’estero) si sviluppò il Tomari-Te di Chotoku Kiyan.
Le differenze stilistiche probabilmente derivano da differenti influenze tradizionali della Cina. La nascita dello Shuri-Te probabilmente fu influenzata dai monaci del tempio di Shaolin, mentre il Naha-Te incorpora tecniche più morbide, taoiste, che racchiudono molta attenzione verso la respirazione e il controllo del Ki, la forza vitale, chiamata “Chi” o “Qi” in Cina. Il Tomari-te deriva da una fusione di entrambe gli stili precedenti.
Fu il maestro Anko Itosu (1831-1915), allievo di Sokon Matsumura, a realizzare la grande svolta per la diffusione del tode introducendo quest’arte nell’educazione scolastica di Okinawa.

L'inclusione del karate nei programmi scolastici di Okinawa

Nel 1901 avviene la visita di Shintaro Ogawa, commissario scolastico per la prefettura di Kagoshima. In suo onore vennero effettuate delle esibizioni di tode da parte del maestro Anko Itosu ,con lo scopo di integrare la sua arte quale complemento al programma di educazione fisica: è questa, la prima dimostrazione pubblica di tode a Okinawa.
Riuscito nel suo intento, il tode fu definitivamente integrato nel sistema di educazione fisica scolastico di Okinawa, all’inizio almeno nella Scuola Media Prefettizia Daiichi e nella Scuola Normale Maschile.
L’arte presentata agli studenti aveva ben poco di marziale: era soprattutto un pretesto per insegnare la disciplina ottenendo nello stesso tempo un generale miglioramento delle loro condizioni fisiche.

Anko Itosu
Anko Itosu (1831-1915)

Il maestro Itosu si rese conto che i kata antichi erano troppo lunghi e complessi per essere insegnati a dei ragazzi e creò così kata di base didattici: dapprima compose i tre kata “Naifanchi” a partire dal Naifanchi classico, poi i cinque kata “Pinan” (presenti oggi negli insegnamenti di molti stili di karate, in alcuni casi con il nome Heian). Inoltre per rendere le tecniche originali più sicure per dei giovani praticanti, ed evitare che qualche studente poco disciplinato le potesse usare in modo sconsiderato, introdusse veri e propri cambiamenti modificando alcune tecniche e posizioni al solo scopo di renderle meno applicabili alla realtà del combattimento.
Questi cambiamenti coinvolsero gradatamente tutti i maestri di Okinawa, dove in seguito alcuni studenti divennero loro stessi maestri, senza sapere di ave appreso una disciplina volutamente alterata e mutilata.
L’importanza dell’introduzione del tode nelle scuole, rappresenta comunque un cambiamento considerevole, perché prima l’insegnamento del tode era una pratica individualizzata, in cui il maestro guidava uno o due allievi alla volta, mentre con l’adozione di questo nuovo sistema divenne anche una formazione di massa o di gruppo. Di fatto scompariva per sempre la trasmissione in semi-segreta del tode, che avrebbe dovuto cessare nel 1875 con la fine dell’occupazione militare e l’annessione delle Ryukyu all’impero giapponese, ma ancora in uso a causa della rivalità tra le scuole.
La trasformazione politica delle Ryukyu in prefettura giapponese avvenuta nel 1868, fu accompagnata da una trasformazione culturale. Infatti, se fino allora il modello culturale dell’arcipelago era stato la Cina, le ambizioni nazionaliste del Giappone danno l’avvio a un processo di nipponizzazione della cultura.
Il tentativo di cancellare l’influenza cinese dalla cultura delle Ryukyu ebbe tra i suoi risultati quello di riformare il sistema educativo.
Con il sistema d’istruzione ora conforme a quello giapponese, parole cinesi e di Okinawa cominciarono a essere sostituite con pronunce giapponesi. Poiché tode si pronuncia karate in giapponese, da questo punto in poi, c’è stata una crescente tendenza a utilizzare la pronuncia giapponese. Nonostante questo, si è continuato a utilizzare il termine tode fino a poco prima della seconda guerra mondiale ed era ancora usato da alcuni stili nel 1960.

Gichin Funakoshi e la diffusione del karate in Giappone

Alla fine del diciannovesimo secolo gli stili cambiarono nomi. Lo Shuri-te e il Tomari-te presero un unico nome di Shorin-ryu, che significa “la scuola del pino flessuoso”. Naha-te divenne quel che ora si chiama Goju-ryu , “la scuola dura e morbida” sviluppata dal maestro Higaonna Kanryo.
Lo Shorin-ryu si divide a sua volta in altre scuole che hanno lievi differenze tra loro.
Il Goju-ryu è sempre rimasto stilisticamente unico.
Per tradizione si suol dire che lo Shorin-ryu sia uno stile più leggero e veloce rispetto al Goju-ryu e che le posizioni siano generalmente più naturali. I kata delle due scuole sono leggermente diversi: nel Goju-ryu i movimenti di braccia e gambe sono più circolari e con posizioni più basse. Viene anche data grande enfasi alle tecniche di respirazione.
Fu, nel 1905, Hanashiro Chomo (1871-1945), un noto maestro di Okinawa, a utilizzare per primo il termine karate, in “Karate Shoshu Hen” (Il combattimento nel karate).
Il primo esperto nativo di Okinawa a recarsi in Giappone fu Motobu Choki che già dal 1910, si trasferì dapprima a Osaka e poi a Tokyo per insegnare regolarmente il tode: straordinario combattente ma illetterato, non ottenne grande successo come insegnante.
Nel 1915 muore il maestro Anko Itosu, primo grande “modernizzatore” del tode. La sua capacità pedagogica si riflette nella grande preparazione dei suoi allievi, molti dei quali diventarono fondatori di stili importanti, tre su tutti Gichin Funakoshi (1868-1957), Kenwa Mabuni (1889-1952) e Chojun Miyagi (1888-1953), ma anche Chosin Chibana (1885-1969), Shinpan Gusukuma (1890-1954), Motobu Choki (1870-1944), Motobu Choyu (1857-1928), Kanken Toyama (1888-1966), Kentsu Yabu (1866-1937) e Chomo Hanashiro (1869-1945).

Gichin Funakoshi fondatore karate shotokan
Gichin Funakoshi (1868-1957)

Proprio Gichin Funakoshi, nato a Shuri nel 1868, rivestirà un ruolo di importanza fondamentale per la diffusione del tode in Giappone e nel mondo, al punto da essere oggi considerato il padre del karate moderno.
Allievo inizialmente del maestro Anko Asato (1827-1906), e in seguito, appunto, del maestro Anko Itosu, da lui considerati i suoi due veri maestri, Gichin Funakoshi ebbe la fortuna di allenarsi e di vedere all’opera i più rinomati maestri della sua epoca: Sokon Matsumura, Kanryo Higaonna, Seisho Arakaki e Kyuna (quest’ultimo, come Anko Asato e Anko Itosu, allievo del maestro Sokon Matsumura).
Gichin Funakoshi, perfezionò lo studio del tode parallelamente al suo lavoro di insegnante scolastico fino al 1920, quando si ritirò dall’insegnamento per dedicarsi esclusivamente al tode.
Verso la fine del 1921 si colloca un evento cruciale per la vita di Funakoshi e lo sviluppo del tode: la visita al castello di Shuri, del principe Hirohito in viaggio verso l’Europa.
Funakoshi, che in quel momento era presidente dello Shobukai, l’associazione per lo sviluppo delle arti marziali a Okinawa, si adoperò per l’organizzazione di una dimostrazione di arti marziali in suo onore, che fu molto apprezzata. Ciò dimostra che, all’epoca, era senz’altro uno dei leader fra i maestri di tode, sia per abilità sia per capacità divulgative.

Kenwa Mabuni
Kenwa Mabuni (1889–1952)

Nel 1922, un anno dopo quest’avvenimento, è organizzata a Kyoto un’Esposizione nazionale di educazione fisica, e Gichin Funakoshi fu scelto per presentare il tode di Okinawa con una dimostrazione alla Scuola Normale Superiore Femminile di Tokyo. È questa la prima esibizione pubblica del tode in Giappone.
Gichin Funakoshi pensa di ritornare a Okinawa dopo queste dimostrazioni ma, Jigoro Kano, fondatore del judo, che ricopre importanti funzioni al ministero dell’Educazione, lo invita a tenere una presentazione del tode nel suo dojo Kodokan, a Tokyo il 17 maggio 1922. Accettando la sua richiesta, Gichin Funakoshi aveva pensato di prolungare il suo soggiorno a Hondo di qualche giorno soltanto. Ma, in seguito agli incoraggiamenti ricevuti da Jigoro Kano dopo questa dimostrazione, decide di restare a Tokyo per diffondervi l’arte del suo paese.
Il successo fu notevole ed ebbe inizio la divulgazione. Dopo il maestro Funakoshi, iniziarono a viaggiare dall’isola di Okinawa al Giappone molti maestri, fra i quali, il maestro Kenwa Mabuni, il maestro Chojun Miyagi e il già citato maestro Choki Motobu. Questo periodo segnò l’inizio dello sviluppo del tode in Giappone.
È in questo periodo che per facilitare la diffusione del tode in Giappone Gichin Funakoshi iniziò a usare il termine karate.
Nel 1922 scrisse “Ryukyu Kenpo Karate”, per venire incontro alle numerose e pressanti richieste di un trattato su quest’arte da lui fatta conoscere nella sua esibizione.
Purtroppo, nel grande terremoto di Kanto del 1923 un incendio distrusse le lastre originali del libro; tuttavia, in seguito all’insistente richiesta del pubblico per un’altra edizione, nel marzo 1925 fu pubblicato il testo “Rentan Goshin Karate Jutsu”, con varie aggiunte e revisioni, mentre nel 1935 pubblicò la sua opera più importante, intitolata “Karate-do kyohan”.
È senza dubbio il periodo più felice della sua vita. Già diverse università di Tokyo hanno aderito al suo insegnamento, il numero di allievi aumenta, ogni giorno Gichin Funakoshi va a insegnare in un’università diversa. La sua situazione materiale migliora.

Ideogramma Kara
Ideogramma Kara

Nel 1933 il karate fu ufficialmente riconosciuto dal Dai Nippon Butoku Kai, l’organizzazione imperiale per l’educazione della gioventù, che nel 1936 cambia il kanji “kara” che significa cinese, nel kanji “kara” che significa vuoto, sia nel senso di disarmato, che in riferimento allo stato mentale del praticante (concetto Zen di mu-shin). Furono inoltre cambiati in giapponese i nomi originali delle tecniche e dei kata per renderli più comprensibili.
Dopo aver utilizzato un’aula del Meisei Juku (un ostello per studenti di Okinawa nel quartiere Suidobata), per qualche tempo Gichin Funakoshi fu ospite nella palestra del maestro di scherma Hiromichi Nakayama. Nel 1936, grazie al comitato nazionale di sostenitori del karate, fu costruito il dojo Shotokan (La casa nel fruscio della pineta) a Zoshigaya, sobborgo del quartiere speciale di Toshima a Tokyo. “Shoto” era lo pseudonimo che Funakoshi usava da giovane nel firmare i suoi poemi cinesi.
Funakoshi lasciò la direzione dello stile Shotokan al figlio Yoshitaka Funakoshi (o Gigo Funakoshi a seconda di come si leggano i due kanji che compongono il suo nome), che trasformò profondamente lo stile elaborato dal padre, inserendovi attacchi lunghi e potenti, che facevano uso di nuove tecniche di calci.

Chojun Miyagi fondatore dello stile Goju-ryu
Chojun Miyagi (1888–1953)

Nel 1941 scoppia la guerra del Pacifico. Nel 1945 il dojo Shotokan, è annientato sotto i bombardamenti americani. La guerra termina, lasciando il Giappone in un disordine desolante. Gichin Funakoshi, a 77 anni, lascia Tokyo per raggiungere sua moglie che si era rifugiata a Oita (nel sud del Giappone), la quale morì due anni dopo.
Nel dopoguerra il Generale Douglas MacArthur (1880-1964) proibì la pratica delle arti marziali, ritenute l’anima dello spirito militarista nipponico, ma a poco a poco l’interesse per il karate crebbe anche in Occidente e Funakoshi fu ripetutamente invitato a dare dimostrazioni. Yoshitaka Funakoshi morì di tubercolosi nel 1953.
Nel 1949, alcuni allievi ed ex-allievi di Gichin Funakoshi, come Isao Obata, Masatoshi Nakayama e Hidetaka Nishiyama costituirono una speciale organizzazione di karate, dedita alla ricerca, alla promozione e alla gestione di eventi e all’istruzione nel karate: nasce così il 27 maggio 1949 la Japan Karate Association (JKA), con Gichin Funakoshi, allora ottantenne, con una posizione analoga a emerito capo degli istruttori, mentre Masatoshi Nakayama fu designato come capo istruttore.

Dal karate nacquero diverse correnti di pensiero e il karate si divise così in vari stili (Shotokan, Wado-ryu, Shito-ryu e Goju-ryu sono i quattro stili più importanti di karate). Oltre allo Shotokan di Gichin Funakoshi troviamo lo Shito-ryu fondato da Kenwa Mabuni, allievo di Anko Itosu. Il maestro Chojun Miyagi intraprese lo stile GoJu-Ryu. Il suo successore sarà il maestro Meitoku Yagi (1912-2003). Nel 1953, uno dei primissimi allievi di Gichin Funakoshi, Hironori Otsuka (1892-1982) definì lo stile del Wado-Ryu, e, unico giapponese tra i fondatori, sarà anche l’unico a mantenere i nomi originali cinesi dei kata.
Va precisato che, furono Kanryo Higaonna e Gichin Funakoshi a diffondere il karate in Giappone, ma la sua diffusione in tutto il mondo orientale, si deve all’allievo e successore di Higaonna: Chojun Miyagi.

Conclusioni

Durante gli anni precedenti e successivi alla seconda guerra mondiale, gli occidentali vennero a contatto e si interessarono al Karate e alle altre arti marziali giapponesi. In seguito molti maestri giapponesi e cinesi si trasferirono in Europa, soprattutto in Francia e in America, dove insegnarono la loro disciplina diffondendola rapidamente in tutto il mondo occidentale.
Gichin Funakoshi, il padre del karate moderno, morì il 26 aprile del 1957 all’età di 89 anni.
Sulla sua pietra tombale nera, a forma di croce, si leggono le parole “Karate ni sente nashi” (Il Karate non conosce primo attacco).

Japan Karate Association JKA
Logo della Japan Karate Association (JKA)

Nel 1958 la Japan Karate Association (JKA) fu riconosciuta come corporazione dal Ministero dell’Educazione e nello stesso anno si svolse il primo campionato giapponese di karate, evento che segnò l’affermazione del karate come sport.
Il 15 Dicembre 1963 nasce la European Karate Federation (EKF) e nel 1966 si disputa il primo Campionato Europeo di karate.
Attualmente, la World Karate Federation (WKF), costituita nel 1970, è riconosciuta dal Comitato Internazionale Olimpico (CIO) come responsabile per le competizioni di karate ed ha sviluppato regole comuni che governano tutti gli stili.
Dal 1970 si disputano, solitamente ogni due anni, i campionati del mondo di karate.
Nella 117ª sessione del CIO (luglio 2005), nella votazione per determinare se diventare sport olimpico, più della metà dei voti fu favorevole, ma era necessario il raggiungimento di almeno i due terzi dei votanti.
Successivamente ha raggiunto il numero di voti sufficiente nelle decisioni del Comitato Olimpico Internazionale nel 2016 e nel 2021 sarà presente alle olimpiadi di Tokyo come uno dei cinque sport in prova. Nel 2019 viene data la notizia che il karate è ufficialmente escluso dalle Olimpiadi di Parigi 2024.
Non è detto possa fare il suo rientro nell’edizione 2028 a Los Angeles: Tokyo 2020 sarà infatti l’occasione per la disciplina di dimostrare il proprio valore cercando il passaggio da sport olimpico “temporaneo” a sport olimpico “definitivo”. La decisione spetterà solo al CIO (Comitato Olimpico Internazionale) che nel 2021 si riunirà per decidere quali tra i 28 sport olimpici attuali dovranno restare ufficiali nel programma a Cinque Cerchi e quali, invece, potranno essere aggiunti in modo definitivo nel 2028.
Oggi il karate è praticato da milioni di persone nel mondo, le quali, ricevono dal karate benefici fisici e morali, e tutto questo si deve grazie alla piccola “isola del karate”: Okinawa.

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