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Aikido e Zen

L'armonia dello spirito e la meditazione in movimento

Maestro Morihei Ueshiba in meditazione in seiza all'aperto
Il Maestro Morihei Ueshiba, fondatore dell’Aikidō, medita in seiza immerso nella natura, esprimendo l’essenza di armonia tra mente, corpo e spirito.

L’Aikidō, arte marziale fondata dal maestro Morihei Ueshiba negli anni ’30 del Novecento, è intrisa di spiritualità e pratiche meditative, anche se le sue radici sono più legate allo Shintō e al buddhismo esoterico Omoto che allo Zen ortodosso. Ueshiba (detto Ō-Sensei) perseguiva l’ideale di un’arte marziale votata alla riconciliazione e all’armonia universale: il termine Aikidō significa “Via dell’unione con l’energia (ki)”. Per avvicinarsi a questo ideale, Ueshiba attribuiva enorme importanza alla coltivazione interiore attraverso la meditazione, la preghiera e particolari tecniche di respirazione. È noto che Ō-Sensei meditava diverse volte al giorno, talvolta per ore, e incoraggiava i suoi allievi più avanzati a praticare meditazione e esercizi di respirazione per accrescere la propria energia interiore (ki)​. Molti dei suoi migliori studenti – come Koichi Tohei, fondatore in seguito della Ki Society – approfondivano la meditazione zen e misogi (pratiche ascetiche di purificazione) parallelamente all’allenamento tecnico, convinti che una mente illuminata fosse la chiave per la vera maestria marziale.

Dal punto di vista formale, l’Aikido include spesso momenti di raccoglimento meditativo durante la lezione. All’inizio della classe, dopo il saluto, è comune sedersi in seiza e compiere alcuni respiri profondi per centrare la mente (alcune scuole eseguono anche un breve canto o una recitazione silenziosa). Ueshiba sviluppò un particolare esercizio chiamato chinkon-kishin, una meditazione in piedi o seduta con respirazione lenta per “calmare lo spirito e unificarsi al divino”. Questo tipo di pratica, affine allo Zen, mirava a far percepire al praticante l’energia vitale (ki) che scorre nell’universo, così da potersi fondere con l’attacco dell’avversario anziché opporvisi. Nell’allenamento di Aikido, infatti, l’obiettivo è raggiungere uno stato di “non-resistenza” consapevole, dove si accoglie l’energia aggressiva e la si trasforma, mantenendo però mente calma e ben presente. Un allievo impara a sviluppare un forte centro interiore (tanden): durante le tecniche, viene insegnato a respirare dal basso ventre e a mantenere uno sguardo morbido (enzan no metsuke), tutte componenti che hanno un sapore meditativo.

Praticanti di Aikidō in meditazione Mokuso seduti in seiza nel dojo
Momento di Mokuso: i praticanti di Aikidō si raccolgono in meditazione seduti in seiza, preparandosi spiritualmente alla lezione.
Maestro anziano in meditazione Zazen tra la luce dorata del tramonto in una foresta giapponese
Il maestro medita immerso nella luce dorata del tramonto, simbolo di satori e perfetta unione tra spirito e natura.

Al termine di molte sessioni di Aikido, specialmente nelle scuole tradizionali, si pratica il Taisō Kokyū (esercizi di respirazione) o una breve seduta di zazen. Ciò serve a assimilare le sensazioni provate e a rilassare profondamente corpo e mente. L’idea è che l’Aikido sia una forma di meditazione in movimento: quando due praticanti eseguono fluidamente una tecnica circolare, il tempo sembra rallentare e ciascuno è totalmente assorbito nel qui ed ora, simile a una danza armoniosa. Ueshiba stesso descriveva i momenti di massima ispirazione marziale come uno stato di satori (illuminazione) in cui sentiva di essere tutt’uno con l’universo. Un episodio famoso narra che nel 1940 circa, durante un allenamento in giardino, Ueshiba ebbe una sorta di esperienza mistica: vide il mondo riempirsi di luce d’oro e comprese che la vera vittoria è vincere senza combattere – concetti che rielaborò poi nell’Aikido. Anche se non amava etichettare queste esperienze come “Zen” (si dice anzi che Ō-Sensei criticasse certi aspetti dello Zen formale), la sostanza della sua illuminazione risuonava con il cuore del Zen: l’intuizione diretta della realtà e l’abbandono del sé individuale.

Nei decenni successivi, molti istruttori di Aikido in Occidente hanno integrato esplicitamente la meditazione zen nella formazione. Ad esempio, il maestro Kenshiro Abbe insegnava sessioni di zazen ai praticanti europei negli anni ’60. In armonia con lo Zen, l’Aikido può diventare una potente pratica di consapevolezza, focalizzata sul mantenere la pace anziché distruggerla​. In alcune occasioni si tengono workshop congiunti di Aikido e Zen (come quelli organizzati presso il monastero di Tassajara in California) per esplorare le affinità tra sedersi sul cuscino e cadere in una proiezione: in entrambi i casi si impara a lasciare andare la paura e a vivere l’attimo presente con piena presenza mentale. L’Aikido, in sintesi, insegna che il vero nemico da sconfiggere è dentro di noi – l’aggressività, l’ego, l’insicurezza – e lo strumento per farlo è coltivare uno spirito calmo e compassionevole. Tramite la meditazione e la pratica sincera, l’aikidoka cerca quello stato di centro immobile in mezzo al movimento, che gli permette di riportare l’armonia anche in una situazione di conflitto. Come amava dire Ueshiba: “Aikido è amore” – un concetto che riecheggia la compassione universale buddhista, raggiungibile solo attraverso la trasformazione di sé stessi con disciplina e meditazione.

Workshop di Aikidō e meditazione Zen all’aperto in armonia con la natura
Praticanti di Aikidō e meditazione Zen si riuniscono in un workshop all’aperto per esplorare l’armonia tra spirito, corpo e natura.
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