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Randori No Kata

Forma di pratica libera

 

Shihan Jigoro Kano spiega come far perdere l'equilibrio
Shihan Jigoro Kano spiega come far perdere l’equilibrio

Il Nage No Kata (forma delle proiezioni) e il Katame No Kata (forma delle immobilizzazioni o del controllo) vengono chiamati Randori No Kata (forma di pratica libera) e rappresentano la teoria del metodo d’insegnamento del kodokan judo, senza l’apprendimento della quale è impossibile progredire: è evidente dunque l’importanza che a essi si deve attribuire. Rispettivamente questi due kata rappresentano dei programmi d’insegnamento completi per la lotta in piedi e per la lotta a terra.
Questa considerazione non dev’essere ignorata soprattutto dagli insegnanti, i quali hanno il dovere di studiare i Randori No Kata per cogliere i principi fondamentali in essi contenuti, chiedendosi, ad esempio, quali sono i motivi che hanno condotto a un certo tipo di raggruppamento e di sequenza tecnica. Uno studio approfondito può portare molto lontano, fino alle origini del judo.

I Randori No Kata furono sviluppati da Jigoro Kano come sussidio didattico quando divenne evidente che aveva troppi studenti per dimostrare efficacemente le tecniche di proiezione (nage waza) e le tecniche di controllo (katame waza) nelle sue classi. Jigoro Kano sviluppò iI Nage No Kata (1884) e il Katame No Kata (1885). Inizialmente erano costituiti da dieci tecniche, furono estesi a quindici tecniche intorno al 1906.

Nel 1908 Jigoro Kano indisse a Kyoto un grande incontro fra i maestri più importanti della Dai Nippon Butokukai (un’associazione di spirito militarista, che aveva abbandonato i vecchi stili di jujutsu per il judo del Kodokan) per sottoporre il Nage No Kata e il Katame No Kata. Il Nage No Kata venne accettato integralmente come presentato da Jigoro Kano mentre il Katame No Kata fu leggermente cambiato per adattarsi alle preferenze dei maestri presenti.
Nel 1960, sotto la presidenza di Risei Kano, figlio di Jigoro Kano, fu tenuto al Kodokan di Tokyo un altro incontro fra i maggiori esperti per fare il punto sui kata e rendere “standard” la loro esecuzione. In quell’occasione, furono stabiliti i criteri per valutare la correttezza e la qualità dei kata, che sono ancora validi oggi.

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